di Livia Brillarelli (1)
OMISSIS : Premessa Il personaggio (pag. 86 e segg.)
(nella fotografia) nasce a Civitanova Marche il 25 giugno del 1884, ed avrà un'infanzia ed una prima giovinezza abbastanza felici. Dicono che fosse bello, alto, biondo e che possedesse modi da autentico cavaliere. A diciotto anni conseguirà il diploma liceale, ma non proseguirà gli studi per occuparsi dell'azienda agricola del padre. Il rapporto con i genitori sarà buono. La madre, Ia Battaglia, donna rigida, riservata ma anche comprensiva, sarà moralmente sempre vicina al figlio, accettando comportamenti e vedute che, forsenel suo intimo di donna ottocentesca e molto pia, non condivideva. Il padre Adolfo, uomo dinamico e dalla mentalità industriale, sarà per Pier Alberto un vero amico, l'esempio da imitare. Riccardo, l'unico fratello, minore di due anni, pur essendo diverso per temperamento e per gusti, sarà il combinaguai da proteggere e viziare, praticamente il figlio mancato. A questi affetti ben saldi vanno aggiunti quelli dei nonni e della zia Edvige che, non sposandosi, rappresenterà la seconda mamma. Nel 1910, a soli ventisei anni, con la morte del padre, Pier Alberto erediterà una storica dinastia ed un impero economico: terre che vanno da Fiastra a Civitanova, da Civitanova a Cingoli, una lussuosissima palazzina con giardino a Roma (via dei Villini), un appartamento al centro di Milano, una palazzina a Civitanova Alta (via Annibal Caro, 34), lo storico palazzo Ugolini a Macerata (così nominato dal marchese che lo fece costruire tra il 1700 e 1800 su disegno del Valadier) i palazzi di Fiastra, Camerino, Corridonia e la rinomata villa San Michele di cui più avanti si parlerà. Non dimentichiamo le azioni della fabbrica dei concimi chimici di Porto Recanati e del molino elettrico di Porto Civitanova, i grossi depositi alla Banca popolare e Cassa di risparmio di Macerata. Inoltre gestiva, con introiti, le proprietà della zia Edvige che erediterà nel1942: un palazzo residenziale e riccamente arredato a Cingoli, una villa con parco a Villa Strada (Frazione di Cingoli) trentaquattro fattorie etc. Pier Alberto ammirava troppo il padre, avrebbe voluto imitarlo, ma gli stili furono molto diversi. Adolfo un mecenate committente, che nel dare sapeva incrementare, un uomo che aveva capito quanto fosse importante introdurre l'industria nella nostra regione, soprattutto nel settore agricolo. Il figlio invece sarà solo un mecenate-donatore; donare prima o poi, senza incremento, porta alla fine; Pier Alberto anche se con molto decoro ed agio, la fine la vide veramente. Dal padre erediterà anche le amicizie: il marchese Paolo Ricci, il conte Bonaccorsi, il conte Sabbatucci, il marchese Ciccolini (fondatore della vetreria di Porto Civitanova) ed in special modo i principi Giustiniani. Con il 1910, Pier Alberto inizierà anche un'attività frenetica negli incarichi di rappresentanza; i curiosi, in appendice, troveranno l'elenco. Mi sembra interessante prendere in esame la sua attività di sindaco e l'opera da mecenate svolta nella provincia. Il primo incarico come sindaco, lo ebbe a Civitanova Alta il 25 luglio 1923 e lo manterrà ad intervalli fino al 1938. La seconda nomina gli fu conferita nel marzo del 1927. L'opera più importante che realizzò fu senz'altro l'acquedotto, se ne occupò dal 1923 al 1935, consultò vari ingegneri e progetti, contattò il comune di Macerata e Serrapetrona per le acque. Il 18 agosto 1935, con una manifestazione imponente, venne inaugurato e per l'occasione fu stampato un numero unico. L'assetto igienico della città fu completato dalla costruzione della rete fognaria (progetto del 1926 dell'ing. Giamboni) e dalla ripavimentazione totale delle strade. Sempre ai fini di una igiene maggiore fu realizzato il mercato coperto nell'ex convento di San Francesco e ripristinato con un'opera radicale il cimitero che si trovava in condizioni fatiscenti.
(1) Riportiamo, omettendo , purtroppo molte pagine, per motivi di spazio, un pregevole studio della cantante lirica Prof.ssa Livia Brillarelli di Civitanova Marche, che conobbe personalmente il Conte Pier Alberto Conti ed anche la seconda moglie Franciscia Solari, celebre soprano. Ci ripromettiamo di pubblicare, in futuro, anche altri scritti della Prof.ssa Brillarelli specie per quanto concerne la Villa San Michele, residenza del Conte Conti. NDR
E' in questo periodo che le famiglie più in vista creano le loro cappelline e che i frati realizzano una Via crucis di un certo gusto. I punti di rappresentanza della città non potevano essere da meno, perciò ristrutturazione del palazzo comunale (suo relativo arredamento con molti mobili donati dallo stesso podestà), e del palazzo della pretura con relative carceri, mandamentali. Anche l'aspetto estetico aveva la sua importanza, a tale scopo furono acquistate piante, fiori, sedili e quindi trasformati il viale della Circonvallazione nord in parco della Rimembranza, il viale regina Margherita, il piazzale della tramvia ed il Pincio ove fu trasportata la fontana di piazza. Quanto l'igiene e l'estetica fossero il chiodo fisso del Conti lo attestano i rigidi regolamenti che fece emettere sulla stenditura dei panni e sul trasporto o vendita all'aperto della merce, all'interno del paese. Essa doveva avere sempre un telo bianco come copertura. Con questo il conte aveva anticipato davvero i tempi. Altre urgenze portarono l'Amministrazione Conti a sistemare il campo fiera, il borgo Casette, l'illuminazione pubblica ed una serie di scuole elementari: Piane di Chienti, Santa Maria Apparente e delle Grazie, Castelletta, Monte Serico e San Marco che vide un'altra donazione Conti, ossia un vecchio roccolo. Orgoglio del podestà fu la realizzazione del campo sportivo e la trasformazione dell'ex convento di Sant'Agostino in una scuola elementare dal concetto moderno, poiché provvista di aule luminose e spaziose, di termosifoni, di palestra, di biblioteca, di aule per insegnanti e di un corso di avviamento al lavoro. Anche il divertimento e la cultura dovevano avere i loro spazi: rifondazione del corpo filarmonico (Banda comunale) sotto la direzione del maestro Sarasini, fondazione del Dopolavoro (1934) e del Circolo di cultura fascista. E Annibal Caro- Varie furono le manifestazioni in suo onore. fra esse ricordiamo quella che vide l'affissione della lapide nella casa natale ed il trasferimento del bellissimo portale del Cinquecento da palazzo Santucci al portone del teatro Annibal Caro. Nel 1924 realizzò il magnifico "Ippodromo delle Marche" a Porto Civitanova; ne sarà presidente fino al 1934 organizzandovi famose competizioni. Non dimentichiamo che Pier Alberto Conti era un noto cavalcatore, aveva partecipato a gare in molte parti d'Italia vincendo premi (vedi ad esempio Firenze). Era tanto famosa la sua competenza per i cavalli che persino i reggimenti (come quello di Foligno), si rivolgevano a lui per gli acquisti, ed a tale scopo si recava spesso in Ungheria. L'ippodromo sarà distrutto completamente negli anni Cinquanta per far posto allo stadio comunale. La società era cambiata e così anche il gusto per lo sport. È doveroso precisare che i rapporti di Pier Alberto con il fascismo saranno gli stessi identici della monarchia e quando nel 1943 si spezzeranno drammaticamente, il conte andrà oltre, finanziando addirittura i partigiani. Per diverso tempo dovrà nascondersi, poiché i fascisti lo inseguivano. Che fosse un seguace della monarchia lo attesta il suo incarico di commissario in provincia per il partito monarchico dal 1960 al 1961. Dopo tale data si ritirerà per sempre dall'attività politica. Dal 1950 al 1951 era stato commissario prefettizio strordinario al comune di Cívitanova Marche. Una cronaca dell'epoca di Ciamberlani ci fa il resoconto:
OMESSO : Gravosa eredità per gli eletti Una relazione del Commissario Prefettizio ai nuovi Consiglieri di Portocivitanova… (pagg. 88)
Con l'Aida del Ventuno allo Sferisterio di Macerata, Pier Alberto Conti si consegnò alla storia teatrale. Dal 1919 era presidente, per acclamazione, della Società cittadina (di Macerata) ed incominciò ad interessarsi di spettacoli lirici, che divennero una sua grande passione. Per La Fanciulla del West di Puccini chiamò il celebre soprano Francisca Solari. Il colpo di fulmine fu immediato. I maceratesi si interessarono moltissimo a quest'amore nascente sia perché il conte era un personaggio troppo noto, sia perché usciva da poco da un matrimonio fallito. Il clamore fu così forte che la recita e le qualità vocali dell'artista passarono in secondo ordine. Comunque dal Diciannove al Ventuno Francisca non metterà più piede nelle Marche, è troppo intenta alla sua carriera artistica, né Pier Alberto lo trovo presente nei vari teatri ove ella canta. Probabilmente si saranno scritti o rivisti, ma il consolidamento del loro affetto, la loro unione, io la registro a partire dal Ventuno e soprattutto nel Ventitré. Il conte riprendendo un vecchio progetto del 1847 e del 1914, che voleva rappresentazioni liriche allo Sferisterio, e forse anche sulla scia dell'Arena di Verona, convinse il Circolo cittadino ad imbarcarsi in un'impresa lirica. Il risultato fu eclatante: due grosse compagnie si alternarono dal 27 luglio al 15 agosto 1921 (tutte le sere, tranne il venerdì), millecínquecento esecutori, scenari suggestivi ed imponenti, elefanti, cammelli, buoi e cavalli sul palcoscenico, un grandioso complesso orchestrale composto da centoventi professori dell'Augusteo e della Scala. I cronisti andarono in delirio. La propaganda era stata enorme: manifesti in tutta Italia, treni e servizi automobilistici speciali. Le cartoline ricordo furono affidate a due grandi illustratori: Plinio Codognato ed Emanuele Lazzaro. I festeggiamenti per gli artisti, secondo l'usanza dell'epoca, furono adeguati, quelli per Francisca enormi. La vediamo festeggiata dalla Filarmonica di Macerata, dal giovane tenore Beniamino Gigli con la banda di Civitanova Alta, dal conte e dal Circolo cittadino maceratese a villa San Michele. Il dopo Aida fu drammatico: debiti che aumenteranno con la Gioconda del Ventidue. Una Gioconda alquanto particolare, poiché le rappresentazioni saranno interrotte dai pestaggi di una squadra fascista, "La disperatissima" di Perugia. Il Circolo cittadino non poté far fronte ai debiti e, Conti che era il presidente, il garante...dovette pagare L. 800.000 circa. Fu necessaria la vendita della grossa residenza maceratese, (il tanto amato palazzo Ugolini diverrà così sede della S.I.A.M. e del Consorzio agrario), e del palazzo di Fiastra. Francisca dal Ventuno rallenterà la sua attività per rifugiarsi spesso a villa San Michele con la fedele sorella Colomba, dovrà però andarsene tutte le volte che la contessa Ia arriverà. Nel 1923 le due donne si conosceranno e finiranno anche con il volersi molto bene. Francisca era una donna vivace di spirito ed intelletto, comprensiva e profondamente innamorata del suo Piero. Quando nel 1968 ci si accorgerà che il testamento del conte per alcuni errori non era valido, sarà lei a convalidarne la volontà con una firma. Francisca e Pier Alberto si erano sposati nel 1926, dopo la morte della prima moglie del conte, lei aveva esattamente quarantaquattro anni, quattro più del marito. Augusta Morrone-Mozzi e Pier Alberto si erano conosciuti da bambini a Civitanova in casa del nonno di lei. Augusta aveva una casa estiva nella nostra città, che si trovava esattamente in piazza XX Settembre a fianco della chiesa, ove attualmente è il posteggio. Apparteneva ad una delle famiglie nobili più in vista delle Marche ed abitava a Fermo, nel palazzo degli avi. Sua madre Giulia, figlia del conte Flavio Bonaccorsi, morì pochi giorni dopo la sua nascita, che era avvenuta il 20 luglio 1889. Il padre, il conte Luigi, figlio di Augusa Piccolomini, dopo alcuni anni di vedovanza, si risposò con una Raccamadoro-Colli, ma non ebbe figli. Augusta ebbe un'infanzia ricca, ma triste. L'assenza della madre fu determinante, il padre, nonostante la buona volontà, non seppe colmare il vuoto. Fu cresciuta da un'istitutrice, la sig.na Chamard che la seguirà anche dopo il matrimonio a villa Conti. Il 20 giugno 1906 Pier Alberto Conti scrisse la prima lettera d'amore ad Augusta, dopo uno scambio di bigliettini e cartoline, lei aveva circa sedici anni e lui ventidue, si sposarono con una cerimonia fastosa, a Fermo, nel 1907. Una cronaca dell'epoca ce la racconta così:
Da "L'Unione" 2 ottobre 1907
"Nozze Conti - Morrone" (2) Ieri questa città fu in festa per le nozze della gentile nostra concittadina, contessina Augusta Morrone Mozzi con il nob. Pier Alberto dei Conti. Alle nove giungevano da Civitanova, nella bella automobile De Dion guidata dal proprietario sig. G. Properzi, i genitori, il fratello ed i testimoni dello sposo; e poco dopo convenivano nel palazzo Morrone i parenti e congiunti della sposa, i marchesi Trevisani con le due gentili figliuole, i marchesi Laureati e i conti Ricotti. Qualche minuto dopo le dieci, il corteo nuziale si recò all'arcivescovato. Precedeva il landau della sposa, la quale, in elegantissima toilette di pizzo con velo, era accompagnata dalla zia marchesa Trevisani, dal padre, e dall'avo materno conte Flavio Bonaccorsi. Seguivano il coupé dello sposo con la madre contessa Ia Battaglia-Conti, e quindi le vetture dei testimoni e degli invitati. La cerimonia religiosa fu celebrata da s. e. mons. Castelli, il quale, dopo la funzione, tenne agli sposi un elevato e commovente discorso. Alle 12, ebbe luogo il ricevimento nel palazzo Morrone. Ammiratissimi gli splendidi doni fatti agli sposi. Al sontuoso luncheon intervennero numerosi invitati, tra cui molti tra i più bei nomi dell'aristocrazia marchigiana. Quindi, verso le 14, si formò nuovamente il corteo, che a piedi si recò al municipio, ove il real commissario, insediatosi la mattina, celebrò il matrimonio civile offrendo alla sposa un superbo bouquet, mentre l'ex sindaco, comm. Monti, offriva una penna d'oro. Il pranzo fu servito alle 15; ed alle 17,30 gli sposi, nel loro coupé, partirono per Bologna, Torino e Parigi, accompagnati sino a Porto S. Giorgio da un lungo seguito di parenti ed amici. E sappiamo che al loro passaggio per Porto Civitanova essi trovarono alla stazione la Banda municipale e numerosa folla, dalla quale proruppe una viva dimostrazione di simpatia.
Ecco un elenco, forse incompleto, dei doni: Conte F. Bonaccorsi, diadema in brillanti - Conte Morrone, brillanti solitaires - Lo sposo, rivière in brillanti, braccialetto con zaffiri, anello con brillanti e rubini, orologio con pietre preziose - Conte e contessa Conti, collier di perle, bróche in perle e brillanti, orologio d'oro - Nob. Edvige Battaglia, servizio da thé in argento massiccio - Marchesi Trevisani, orecchini in perle e brillanti - Signorine Trevisani, brouche - Principe Giustiniani, testimone dello sposo, anello con rubini e brillanti - Dott. Recanatesi, cugino e testimone dello sposo, nécessaire da toeletta in argento - Famiglia Vitali, braccialetto con zaffiri e brillanti - Signora Capri Cruciani, fermaglio con turcIgesi - Cav. Mignardi e famiglia, servizio di posate in argento - Contessa Sabatucci, specchio di Murano - Il fratello dello sposo valigia con nécessaire d'argento - Sig.ra Conti Leonardi, servizio d'argento per bibite - Signora Conti Recanatesi, coppa in argento - Sig.na Recanatesi, pergamena artistica - Luigi e Pia Mancini, servizio in argento da caffè - G. e B. Mancini, servizio in argento da toletta - Cav. Fracassetti, corbeille in argento - Superio;zz delle Orsoline di Civitanova, cuscino dipinto - Le suore Benedettine di Fermo, paravento di cristallo dipinto - Don N. Ballesi, quadro d'azrtore - Signora Paci Libani e figlia, calamaio in argento - A. Sivestrini, putti in ceramica - Signora Mucci, orologio - Famiglia N'atalucci, astuccio d'argento per scrivania - L. Giustozzi, vaso in ceramica - Signora Micheletti, centro da tavola ricamato - Procaccini e Vivaldi, specchiere - Conte C. Savini, portagioie - Prof. cav. R. Pascucci e signora, servizio in porcellana giapponese - U. Cesaretti, saliere in argento - G. Parisi, servizio da liquori - Avv. Recanatesi, lampada elettrica - Marchesa illorici, portadolci in argento - Famiglia Branca, servizio da tavola in argento - Signora M. Chamard servizio da toletta in argento - Principessa Giustiniani, calendario e barometro in argento per scrittoio -Conte Bulgarini, portagioie in argento - B. Serri, cravache con cifre in argento - Conte e contessa Siveri, cravache inglese - Conte e contessa Adolfo Siveri Gentiloni, portabiglietti - E. Sagretti, milieu de table in argento - Mons. Castelli, libro da preghiera rilegato in argento con miniature - Prof. Libani, nécessaire in argento per scrittoio, cofanetto per gioie, e pergamena artistica - Conte on. Falconi, portagioie ira argento -Marchesi Laureati, binocolo e ventaglio in madreperla - Dott. Piroli e Signora, cabaret turco - Tenente Mannozzi e signora, anfora turca - F. Alessandrini, servizio da liquori in argento - Conte e contessa Ricotti, servizio da toletta - Conte e contessa Vattielli, vaso in cerainica - Contessa Ferretti, vaso con colonna in ceramica - Familiari della casa Conti, servizio in argento da pesce - Signora Mancinelli, porta orologio - Orsoline di Porto Civitanova, centro da tavola e sottobicchieri ricamati -Signora Gualtieri, portagioie - Famiglie Bozzoni, pergamena artistica con cornice - Contessa Iole Bonaccorsi, centro da tavola ricamato - Contessa Maggiori, arazzo per salotto - Signora Raccamadoro, Madonna del Dolci - Don G. Cerolini, priore Cursi, e guardiano dei cappuccini., libri da preghiere - Padre M. Massimiliani, miniatura - Contessa Siveri Guarnieri, portafiammiferi in argento -Don N. Moroni, libro di preghiere - Famiglie Silvestrini, quadri e studi artistici - Conte L. Lazzarini, autografo di Annibal Caro - Dott. R. Canaletti e signora, portabiglietti in argento - Conte A. Ferretti, coppa in argento - Dott. Cecchi, saliere in argento - Scuola artigianelli, pergamena - G. Menconi, vaso con fiori. Offrirono stampe la Giunta comunale di Civitanova, il comm. R. Papetti, il cav. Libani, il dott. cav. Natalucci, i sigg. G. Pasquali e D. Conti. Numerose ed eleganti le corbeilles di fiori.
(2) I nostri lettori , appassionati di storie e di dinastie nobilari, potranno notare quante Famiglie marchigiane fossero state presenti al Matrimonio in questione, anche se il giornalista ha spesso omesso, o sbagliato, i titoli . NDR
Dopo il matrimonio vissero prevalentemente a Macerata dove era possibile svolgere una vita più mondana. Le cronache giornalistiche ci descrivono un'Augusta molto brillante e attiva nell'organizzare la Festa dei fiori, festa in cui le famose carrozze Conti sfoggiavano il luccichio e tutta la loro bellezza. Insieme i due sposi girarono molto l'Italia e l'Europa, soprattutto a causa dei cavalli e delle corse ippiche, la grande passione di Pier Alberto. Ma poco dopo anche Augusta si innamorerà di villa San Michele ed il suocero, che le voleva molto bene, per accontentarla, le fece costruire quello stupendo villino floreale che ancora oggi possiamo ammirare. Fu lei, dunque, l'artefice di quest'opera d'arte così importante per la nostra città ed attualmente inserita fra le cose più belle del Liberty nazionale. Nel 1910 il conte Adolfo morì, ed Augusta in un momento così delicato prestò al marito L. 128.322 per ultimare la villa, somma che le verrà restituita al momento della separazione con un possedimento di Fiastra, valutato L. 150.000. Nel 1914, Porto Civitanova assisteva attonita ad un altro scandalo che seguiva di pochi anni quello di Sibilla Aleramo. Alla fine di ottobre, Augusta e Pier Alberto si separarono. Varie furono le cause che determinarono la rottura fra queste due persone che fondamentalmente si volevano bene. Una maggiore comprensione e consigli meno avventati da parte dei familiari avrebbero certamente salvato il matrimonio. Augusta si stabilirà dapprima a Montesampietrangelí con il nobil-uomo tenente Guido Stefanucci Quintiliani (3) , al quale si era legata, ed avrà quattro figli. Rimasta di nuovo sola, si ritirerà a Fermo nel palazzo paterno, e ottenuto 1' annullamento del matrimonio (1921 circa), sposerà Angelo Pascali (4), uomo di fiducia della sua famiglia ed avrà tre figli. Ma la nuova felicità le arriderà per poco, infatti morirà per le conseguenze del parto, il 25 gennaio 1926, a soli trentasette anni. Augusta, mal consigliata, forse dallo stesso Stefanucci, non sopportando l'emarginazione in cui era caduta e le offese di cui era oggetto, diede alle stampe, nel 1917, un memoriale di difesa. Praticamente si diede in pasto alle belve. Ho cercato affannosamente il memoriale, non l'ho trovato. Posso intuirlo, poichè posseggo la risposta di Pier Alberto; un opuscolo di venti pagine, stampato a Macerata nel 1918 dalla tipografia A. Affede: "Lettera aperta alla contessa Augusta Morrone-Mozzi". Nella risposta, aldilà delle parole d'obbligo, trovo ancora un uomo profondamente innamorato che non riesce a risollevarsi dal colpo e che si perde nostalgicamente nei ricordi della felicità perduta. A chiusura vi propongo la lettera d'addio di Augusta a Pier Alberto: "Piero, quello che non ho fatto l'altro giorno nello sgomento della immediata partenza, lo faccio ora per mezzo di Alfredo. Pur temendo che non ti sia accetto, t'invio un mio saluto affettuoso, dolente di averti cagionato della pena così grande! La fatalità ormai mi ha trascinato nell'irrimediabile! Per non maledirmi, ricorda il tempo vissuto insieme nel quale non ho fatto che ricolmarti d'amore e di tenerezza!... Che il buon Dio ti possa consolare e chiudere la piaga dolorosa che il mio passo ti ha aperta nel cuore!!" Pier Alberto chiuse a chiave nel cassetto della scrivania i ricordi, ma questo vuol dire forse dimenticare-. OMISSIS : La sua famiglia di origine, Ia Battaglia (Madre di Pier Alberto NDR) Riccardo Conti (fratello di Pier Alberto , Civitanova 25,05,1886 ivi 11,01 1938, senza figli) Adolfo Conti, padre di Pier Alberto Fiastra di Macerata 1855, Civitanova 29,10 1910.
La leggenda vuole che la famiglia Conti non fosse nobile e provenisse dal Lazio o dall'entroterra maceratese. Arricchitasi con il commercio della lana, giunse all'apice quando un antenato trovò un tesoro nascosto in una grotta dei suoi campi a Tuscania, dove portava a pascolare le pecore in inverno. Che le leggende prendano spunto da alcune realtà, non vi è dubbio, ma che la famiglia non fosse nobile non è proprio vero. L'antenato che arricchì la famiglia fu senz'altro Romualdo, amministratore locale e questore del cartone di Pieve Torina per il dipartimento del Tronto. La dinastia era storica e Pier Alberto ne era orgoglioso. Certo che rimase molto male quando, verso la fine deglí anni Venti, lo stato italiano iniziando il censimento della nobiltà per inserirla nell'Albo d'oro, escluse che la sua famiglia. Iniziò un'accesa diatriba epistolare e di documenti con il presidente della Consulta araldica, ma non ottenne nulla-A tale scopo aveva incaricato di ricerche i parroci di Fiastra e Camerino ed il famoso storico tedesco L. Zdekauer. Non escludo che nella durezza del rifiuto ci fosse dell'antipatia voluta, poichè la documentazione fu attenta e scrupolosa, e la risposta invece superficiale. (3) I figli furono prontamente legittimati dal nonno materno ricevendo anche parte dell'eredità dei Conti Morroni Mozzi. La Famiglia Morrone Mozzi, estinta nel ramo principale, così è potuta arrivare fino ad ora. NDR (4) Anche i figli nati da questo matrimonio hanno ereditato parte dei beni Morrone Mozzi fra cui lo splendido palazzo di Fermo, da poco accuratamente restaurato. NDR (5) Pag. 96 e segg.
Pier Alberto dietro consiglio, chiese la grazia a Mussolini ed al re.
FIDEM GENIUSQUE SERVATO VITTORIO EMANUELE III Per grazia di Dio e per volontà della nazione Re d'Italia
Ci piacque con Nostro Decreto di Motuproprio in data ventisei giugno millenovecentotrenta concedere a Pier Alberto Conti, Nobile di Camerino, il titolo trasmissibile di Conte. Essendo stato detto Nostro Decreto registrato, come avevamo ordinato, alla Corte dei Conti e trascritto nei registri della Consulta Araldica e dell'Archivio di Stato in Roma, Vogliamo ora spedire solenne documento della accordata grazia al concessionario. Perciò in virtù della Nostra Autorità Reale e Costituzionale, dichiaramo spettare a Pier Alberto Conti fu Adolfo Nobile di Camerino, nato a Civitanova (Marche) il venticinque giugno 1884, il titolo di Conte trasmissibile ai discendenti legittimi e naturali, maschi da maschi, in linea e per ordine di primogenitura. Dichiariamo inoltre dovere il medesimo e la famiglia essere iscritti di conformità nel Libro d'oro della Nobiltà Italiana ed aver il diritto di fare uso dello stemma gentilizio miniato nel foglio qui annesso, che è: Troncato con una fascia di rosso sulla partizione, sopra d'azzurro a tre stelle di sei raggi d'oro male ordinate; sotto al campo di cielo sopra un mare mareggiato di argento e d'azzurro, carico di un pesce natante. Lo scudo sarà pel titolare e per i suoi discendenti successori nel titolo di Conte fregiato di ornamenti comitati col cercine e gli svolazzi d'azzurro, d'oro, d'argento e di rosso. Quanto agli altri discendenti, esso scudo sarà, se maschi, fregiato dalle speciali ornamentazioni stabilite per gli ultrogeniti di famiglia comitale e, se femmine, degli ornamenti speciali femminili e nobiliari. Comandiamo poi alle Nostre Corti di Giustizia, ai Nostri Tribunali ed a tutte le Podestà civili e militari di riconoscere e di mantenere al Conte Pier Alberto Conti i diritti specificati in queste Nostre Lettere Patenti, le quali saranno sigillate con ,'ostro Sigillo Reale firmate da Noi e dal Capo del Governo Primo .1finistro Segretario di Stato, e vedute alla Consulta Araldica. Date a San Rossore addi venti del mese di novembre dell'anno millenovecentotrenta, trentesimo primo del Nostro Regno.
Vittorio Emanuele Mussolini
Uno stralcio da un documento "Nome - discendenza e vicende della famiglia Magalotti - conti di Fiastra", custodito nell'archivio dei Salesiani, traccia in breve la storia della dinastia Conti: A Fiastra (Macerata) esisteva fin dal secolo XII la famiglia detta de Comitibus o de Nobilis de Flastra. Stilla fine del 1400 questa famiglia si divide in due rami: 1 °) dei de Comitibus propriamente detta 2 °) dei Magalotti Il nome Magalotti durante il 1200 e 1300 è frequente come nome proprio, nella famiglia dei de Comitibus e solo più tardi, cioè verso la fine del 1400, diventa casato. Infatti: I °) nel libro delle Tratte dell'Archivio di Stato di Firenze, sotto l'anno 1411 il conte Nofrio, potestà di Firenze, è ricordato così: "Nobilis vir comes Nofrius olim domini Simonis Tommassutii de comitibus Flastrae" 2°) In una pergamena del 7 agosto del 1458 conservata nella Badia del Rio Sacro presso Acquacanina (riportata dal Bombaci), Magalotto figlio di Simone è chiamato: "nobilis Magalottus Simonis, comes de comitibus de Flastra" 3 °) In una iscrizione in bronzo, che sta nella sagrestia della chiesa di S. Paolo di Fiastra e che porta la data del 13 marzo 1435, si menziona la "familia Magalottorum" dicendola "ex nobilibus et comitibus Flastrae" la quale espressione "ex comitibus" ci dice che i Magalotti sono della schiatta dei nobili e conti di Fiastra, sono cioè un ramo di essi. Questo ramo (cioè Magalotti) per distinguersi poi dal ceppo dei Conti prese il nome di Conticelli, come viene dimostrato con vari documenti dal Bombaci (vedi Zdekauer) e si allontanarono da Fiastra dove invece rimasero i veri De Comitibus e la ubicazione della loro residenza era precisamente "in trivio flastrae ". Infatti Alessandro de Comitibus, che nel 1502 rivestiva la carica di commissario criminale di Fabrizio da Varano, vescovo di Camerino che troviamo ricordato sulla campana del Castel di Poggio, con la data del 1501 e recante lo stemma dei conti di Fiastra, nel 1486 rogava in qualità di notaio nella sua casa al Trivio (vedi documenti Zdekauer). I conti del Trebbio sono dunque i de Comitibus di Fiastra e dai conti del Trebbio, affermiamo, discendono i Conti odierni. Tale identità è dimostrata dai libri battesimali di S. Paolo (a Fiastra) della fine del 1600, dai quali così risultano residenti da tempo al Trebbio; dalle carte dell'archivio domestico trovate appunto in questa stessa loro casa, che è ora proprietà dei Conti; dal catasto del 1724, detto Catasto Salimbeni, che registra i possessi di Paolo Angelo de Comitibus, da più antichi catasti dei Varano e dai libri del Consiglio del Comune di Fiastra (1650) che enumerano il padre di Paolo Angelo cioè Antonio ed il nonno Giacomo fra i maggiorenti residenti del paese. In alcuni atti pubblici del 1723 e segg., di cui si conservano gli originali nell'archivio domestico degli odierni Conti e che sono stati riprodotti in facsimile, Paolo Angelo e suo fratello sono chiamati senz'altro de Comitibus. A prova pure della loro conosciuta nobiltà deve considerarsi l'iscrizione del 1790 che accerta l'inaugurazione della cappella domestica del palazzo con l'intervento del cardinal legato Caracciolo. Dai conti del Trebbio dunque, vale a dire dai de Comitibus de Flastra, discendono come si può vedere dall'albero genealogico che riproduciamo, gli odierni Conti, i quali ancor oggi estendono i loro beni a Fiastra e dintorni. Né può nascere il dubbio che i Conti siano una famiglia omonima venuta a Fiastra nel cinquecento o nel seicento e che avesse acquistati i beni dai de Comitibus, perché, come abbiamo già rilevato, il Catasto Salimbeni dichiara esplicitamente che questi beni non sono registrati ex novo ma si tratta di volture riportate dal catasto precedente cioè dal catasto del tempo di Giov. M. Varano (1505-1514). ( ) Dimostrata l'identità dei conti del Trebbio con i de Comiti- bus, dimostrata evidentissimamente la discendenza degli odierni Conti dai conti del Trebbio sia per la genealogia, che a quelli li riannoda, sia perchè essi subentrarono nel possesso non solo della casa a Trebbio, dove fu rinvenuto l'archivio di famiglia, ma anche dei beni immobili, come risulta dal catasto citato, che parla di voltura e che ci rimanda al 1500, è logico ed onesto dedurre che i Conti oggi residenti a Macerata siano riconosciuti come i naturali e legittimi discendenti dei de Comitibus di Fiastra e quindi in diritto di fregiarsi del titolo comitale... La famiglia Conti già dal 1726 aveva incominciato a far capolino a Civitanova, poiché tre anni prima aveva ereditato terre e case dai parenti Farroni.
Curriculum vitae di Pier Alberto Conti :
- Consigliere d'amministrazione della Banca popolare dal 1907 al 1911. - Consigliere per Marche e Abruzzi della società Cavallo italiano da sella - Roma (1908-1952). - Consigliere rappresentante degli agricoltori della provincia nella Vecchia mutua grandine di Milano (1908-1954). - Consigliere della società marchigiana Concimi e prodotti chimici di Ancona dal 1910 al 1916. - Consigliere d'amministrazione della Cassa di risparmio di 1Macerata dal 1910 al 1923. - Presidente della Società molino di Portocivitanova dal 1910 al 1924. - Presidente della società mandamentale di Tiro a segno di Civitanova dal 1910 al 1931. - Consigliere comunale a Macerata dal 1911 al 1918. - Presidente dell'Unione liberale monarchica di Macerata dal 1911 al passaggio ai nazionalisti.. -Presidente onorario della Società di mutuo soccorso di Fiasira (1911). - Presidente della Congregazione di carità di Civitanova (1911). - Membro della Commisione ippica provinciale (1913) su nomina del r. prefetto di Macerata. - Rappresentante della Commissione reale della provincia per la requisizione dei quadrupedi (1915 in poi). - Rappresentante degli Enti autonomi di consumo della provincia, in seno al Consiglio d'amministrazione del consorzio provinciale di approvvigionamento (1917). - Rappresentante per il comune di Macerata del Comizio agrario (1918). - Presidente dell'Ente autonomo di consumo di Macerata (1918-1919). -Rappresentante del comune di Macerata nel Comitato regionale dei mutilati di guerra (1919). - Presidente della Casa del soldato di Macerata dal 1919 al 1924. - Vice presidente del Consiglio provinciale dell'economia dal 1919 al 1931. - Presidente della Commissione ippica provinciale (D.M. del 30/10/1920). - Presidente del Comitato provinciale obbligatorio per l'istruzione tecnica (1920). - Presidente della Società commercianti di Macerata (1921) - Consigliere provinciale eletto - il 25/7/1923. - Presidente della Commissione amministratrice azienda intercomunale tranviaria elettrica Civitanova - Porto dal 1924 al 1931.
- Presidente onorario della Sportiva di Portocivitanova (1924). - Commissario del Fascio di combattimento di Civitanova .Marche (1924). - Socio onorario dell'Accademia di lettere e scienze di Genova (1929). - Segretario politico del Fascio di Civitanova Marche dal 1929 al 1931. - Commissario del Fascio di combattimento di Portocivitanova (1929). - Presidente del comitato comunale dell'Opera nazionale balilla dal 1929 al 1933. - Commissario della sede provinciale del Reale automobile club d'Italia di Macerata dal 7/8/1934. - Presidente del consiglio d'amministrazione del R. Istituto tecnico agrario di Macerata (Decreto del 27/12/1935). - Membro della commissione amministratrice dell'Azienda tranviaria intercomunale di Civitanova Marche. - Presidente e rappresentante del Ministero della Educazione nazionale del r. istituto tecnico agrario di Macerata (Decreto del 12/6/1937). - Presidente della sede provinciale del R.A.C.I. di Macerata (27/4/1939). - Comandante Squadrone cavalieri d'Italia. - Alla caduta del fascismo, Commissario alla provincia. - Presidente Brigata amici dell'arte di Macerata. - Socio benemerito della Croce verde di Macerata e di altre istituzioni di beneficenza. - Membro del Comitato onorario dell'esposizione campionaria industriale di Macerata. - Presidente per l'assegnazione premi in varie fiere zootecniche. - Onorificenze: Cavaliere della corona d'Italia (8/11/1930), Commendatore della corona d'Italia.
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