Su prezioso e cortese suggerimento del NH Dott. Aresio Piccioni Fossa, abbiamo trascritto quasi tutto un pregevole studio che riguarda anche la Nobiltà di Jesi e del Prof. Giovanni Annibaldi. Il titolo dell'opera è sopra indicato. Nell'opera di Annibaldi, sono stati lasciati i numeri originali che contraddistinguono gli azionisti della Banca; sono stati invece tolti, tutti quegli azionisti che non appartengono alle famiglie nobili di Jesi ne' che abbiano avuto dei gradi di parentela con essi: es.matrimoni o ascendenze; sono stati conservati, invece, alcuni ordini religiosi, all'epoca azionisti della Banca, nelle cui fila erano presenti esponenti dell'aristocrazia jesina. NDR
LA SEDE:
La Cassa di Risparmio, a quanto è dato sapere, non è stata sempre nel luogo attuale, anche se dell'originario non sono riuscito ad accertare l'ubicazione. L'edificio attualmente occupato dalla Cassa, che pare vi risieda da circa il 1870 sistemata per lunghi anni nei piani superiori, apparteneva alla nobile famiglia Ferri, originaria di Castelplanio, estinta in linea maschile e continuata nei Chiorrini che hanno aggiunto il cognome Ferri in seguito al matrimonio del notaio Raffaele Chiorrini con Settimia Ferri figlia di Pietro e di Elisabetta Smith Filose, oriunda di Agra (Indie orientali), (1819 -1857). Il palazzo, oggi profondamente trasformato all'esterno ed all'interno, aveva il soffitto al primo piano affrescato dal pittore Jesino Francesco Donnini con episodi tratti dalla Gerusalemme Liberata del Tasso. Il palazzo attiguo, ove è ospitata la dirczione della Cassa, risalente al sec. XVI ed appartenente originariamente all'antica illustre famiglia Bisaccioni, nel secolo scorso era del notaio Luigi Santarelli, alla morte del cui figlio, Vincenzo, passò in eredità al nepote Cerillo Cerilli, dai discendenti del quale venne alienato alla Cassa di Risparmio. Questo edificio, anch'esso completamente rinnovato internamente mantiene integro l'esterno, con un bei portale ornato di stipiti di pietra concia sul cui architrave si legge; NIC. AMACTACOMES DE BISACCIONIBUS; mentre sugli a'rchitravi di due finestre attigue, di cui l'una sopra la porta, si legge rispettivamente MDXXVII e MAIOLIN NICOLAI.
E.mo R.mo Sig. Cardinale Silvestro Belli Vescovo di Jesi. Il Cardinale Belli, di Anagni, successo nel 1842 al Cardinale Agostini nel vescovado di Jesi, esercitò il ministero pastorale per soli due anni, cessando di vivere nella nostra città il 10 settembre 1844, all'età di a. 62, mesi 9, giorni 10. Tra le altre benemerenze, protcsse la nuova istituzione della Cassa di Risparmio; chiamò da lontani paesi nella città di Jesi le suore di S. Giuseppe per l'educazione delle fanciulle povere; sì interessò per l'Ìntroduzione della Società filarmonica, che venne fondata un dieci anni dopo. Gli si rimprovera, però, da Francesco Colini - che lo taccia in " Le due riunioni tenute dagli scienziati italiani a Pisa ed a Torino negli anni 1839 e 1840 ed il p. Vincenzo RÌnaldi ", di incolto e rozzo " - di aver voluto l'allontanamento da Jesi del tanto benemerito padre Vincenzo Rinaldi, fondatore ed animatore della Società di Agricoltura Jesina e primo professore d'agraria di quella città, facendolo esiliare a Treia per punirlo della sua partecipazione alle summenzionate riunioni.
Brunetti dott. Pietro, Governatore distrettuale di Jesi. Era di Foligno. Fu a capo del governo della città di Jesi dal febbraio 1843 al maggio 1848. Sofferente negli ultimi anni di podagra, che lo obbligava per lunghi periodi a letto, si tenne quasi sempre lontano dall'ufficio, in cui fu sostituito dal supplente dott. Tito Salvatori. Nella casa del Brunetti -a Foligno, cessò di vivere nel 1842 il noto benefattore Jesino Vincenzo Farri.
Altìni cav. Alessandro, di Valerio e di Costanza Prigioni di Civitanova, n. a Fabriano nel 1790 e ivi m. nel 1850. Di famiglia nobile emigrata a Fabriano da Fossombrone nel sec. XVII, A. A. fu gonfaloniere della sua città dal 1838 al 1843 e preparò le accoglienze di Fabriano a Gregorio XVI. Fu anche valente suonatore di flauto. Si sposò con la N. D. Sperandia Santi di Montalboddo (Ostra).
Balleani conti Pupilli. Sono i minorenni Aurelio (26-XI-1826 m. 2-V1-1908) e Gaerano - nato postumo - (24-III-1831 - 1858), figli del conte Gaetano Guglielmi Balleani (1791-1830) e della marchesa Anna Honorati, affidati alla tutela della nonna materna marchesa Angela Rangoni-Honorati. Al ca.postipite del casato, Gaetano (1691-1782), del ramo principale dei nobili Guglielmi, era stato concesso con chirografo pontificio del 1726 di aggiungere al suo il cognome di Balleani (antichissima famiglia jesina) e di unire i due stemmi in uno solo per l'eredità conseguita nel 1718, mentre lo si insigniva nel 1753 del titolo di conte palatino. In seguito al matrimonio del figlio Niccolo (1723-1800) con la contessa Sperandia Guarnieri di Osimo (1729-1811), per la morte del di lei fratello, l'eruditissimo Aurelio Guarnieri Ottoni (1737-1789), titoli e beni dello stesso, che comprendevano anche un prezioso archivio e la biblioteca ricca di manoscritti tra i quali il famoso Codice tacitiano, furono ereditati dal figlio conte Guglielmo (1756-1831). Dal matrimonio di questi con Teda Marcolini nacque Gaetano, padre dei pupilli. Il conte Aurelio, divenuto, per l'immatura morte del fratello, unico erede di una grande fortuna, dopo timide partecipazioni all'amministrazione della cosa pubblica cittadina come consigliere ed anziano comunale, si dedicò esclusivamente alla cura dei suoi beni che seppe notevolmente accrescere sì da divenire il più ricco proprietario della città, impiantando anche tra i primi, nel 1843 la filanda di seta a vapore presso la sua villa di Fontedamo. Le Accademie dei Disposti di Jesi e Georgica di Treia lo ebbero a socio. Non avendo avuto figli dal matrimonio con la contessa Lucia Spalletta il predetto conte Aurelio lasciò erede di tutte le sue sostanze il vivente pronipote ex sorore, conte Aurelio Baldeschi (n. 1904) che ha aggiunto al proprio il cognome di G. Balleani.
Benigni comm, Vincenzo, di Giuseppe n. a Fabriano nel 1800 e m. a Jesi il 30-VI-1879. Sposato il 27 novembre 1820 alla marchesa Maria Antonietta Ghislieri di Flaminio, visse quasi sempre a Jesi, aggiungendo al proprio il cognome della moglie, ultima discendente del ramo principale dell'antica famiglia Ghislieri, mentre aveva in precedenza assunto anche quello di Vallemani, di un ramo dei marchesi Vallemani estintosi nei Benigni-Marchese di Camarzano e Pellicciare), commendatore di S.Gregorio, cav. di giustizia e di S. Maurizio e Lazzaro ed insignito di molti alti gradi ed onorificenze italiane ed estere, ricoprì a Jesi numerose cariche tra cui quella di gonfaloniere della città e di consigliere provinciale. Ebbe relazioni epistolari con insigni personaggi laici ed ecclesiastici, tra cui Gaspare Spontini.
Campagnoli magg. Raffaele, di Vincenzo di Sante e di Teresa Ghibellini da Pesaro (n. 13-IV-1776 - m. 19-IIL1870). Di famiglia di Cesena stanziatasi a Jesi a metà del sec. XVII ed ascritta alla nobiltà jesina nel 1763, R. C. fu maggiore della Guardia civica, carica che da più generazioni si tramandava di padre in figlio. Dal suo matrimonio con la marchesa Margherita Honorati di Onorato (1774-1848) nacque Vincenzo (1799-1869). con il quale si è estinta la famiglia in linea maschile, avendo avuto lo stesso da Virgini'a Porta (1817-1898) una figlia, Maria. (1837-1886), andata sposa ad Antonio Censi di Esanatoglia (1823-1900). Anche l'altro ramo della famiglia discendente da Saverio (1706-1800), fratello di Sante, si è estinto in linea maschile con Luigi (1812-1890), mentre continua in linea femminile nella famiglia di Edoardo Bartoloni ed in quella di Domenico Roccetti, sposato ad una figlia del precedente, i quali hanno aggiunto al proprio il cognome Campagnoli. In linea femminile continua, altresì, il ramo di Pacifico, zio di Luigi, nella famiglia discendente da Dario Magagnini.
Capotti Antonio Luigi, di Vincenzo, n. a ChiaravaIIe il 4-XII-1804 ed ivi m. U 17-1-1869. Di nobile e facoltosa famiglia, laureato in legge e notaio, ricoprì varie cariche pubbliche, tra cui quella di consigliere della magistratura comunale del suo paese. Dalle nozze con Villelma Magagnini di Tesi ebbe un'unica figlia Maria (1840-1896) andata sposa nel 1862 al nob. Aurelio Moreschi Rocchi di Carlo di Santamarianuova (1834-1874), che assunse dopo il matrimonio il cognome di Rocchi Carotti. Da essi nacquero Antonio (1874-1944) ed Elisa (1872-1936), sposata in Sforza. Rimasta vedova, si risposò con il cognato Giuseppe (1840-1877) con il quale ebbe l'Ing. Carlo Moreschi Rocchi (1877-1946), Ada sposata in Dionisi Vici e Fortunata in Coop, da cui Berta in Settimi.
Cerati Giuseppe di Carlantonio, nato a Bergamo nel 1789 e morto a Jesi il 6-III-1848. SÌ laureò nel 1813 nelle facoltà agrimensorie e geometriche. Trasferitesi a Jesi, ottenne un diploma dal Governo pontificio che lo autorizzava ad esercitare la professione di perito agrimensore negli Stati della Chiesa. Fu consigliere comunale e membro della Società di agricoltura. Sposato nel 1816 con la N. D. Maddalena Ricci, ne ebbe Aurelio (1817-1890) avvocato, deputato al parlamento italiano e Presidente della Cassa di Risparmio. Rimasto vedovo, si risposò nel 1823 con la contessa Rosa Misturi (1801-1859).
Colocci marchese Adrìano, di Antonio (1738-1804) e della m.sa Elisabetta Bragadin (1764-1818), la quale alla morte del marito si risposò con il conte Giacomo Barbo. Di antichissima famiglia patrizia jesina, Adriano Colocci (n. il 7-IV-1793 e m. il 14-1-1847), si dilettò assai delle arti del disegno e lasciò alcuni saggi delle sue opere, tra cui il prospetto del Palazzo già Honorati al Corso Matteotti, oggi Mereghi-Franchetti. Decorato dell'ordine equestre di S. Silvestre, fu per lunghi anni Consigliere ed anziano comunale, oltre che deputato del Monte di Pietà. Dal matrimonio con la principessa Clementina Bandini (1790-1858) ebbe Antonio (1820-1908) ed Ippolito (1832-1894). Dal primo, patriota e senatore, e da Enrichetta Vespucci (1827-1901) nacque Adriano (1855-1941 ) che aggiunse al suo il cognome della madre. Avvocato, scrittore brillante e polemista, dalla vita avventurosa e complessa, Adriano Colocci fu deputato al parlamento e docente all'università di Camerino; ricoprì molteplici, alti incarichi ed insignito di numerose onorificenze italiane e straniere fu membro di varie accademie. Con il predetto Adriano, non avendo avuto lo zio Ippolito, dal suo matrimonio con Giulia Ghepardi che una figlia, Clementina, andata sposa al conte Vittorio Salvoni, figlio del Prefetto e Senatore Vincenzo, deve considerarsi virtualmente estinto in linea maschile quello che è stato attualmente rappresentato dalla figlia Maria Cristina (n.1920).
Fossa Can.co d. Antonio, di Alessandro e di Anna Magagnini, n. il 9-1-1765, m. 17-VIII-1847. Di antica e facoltosa famiglia originaria da Roccacontrada (Arcevia) ed ascritta al patriziato jesino nel 1729, Antonio Fossa fu canonico della Cattedrale di Jesi dal 1815 alla morte. Consigliere comunale ed anziano per molti anni fu membro, tra l'altro, della Società di Agricoltura jesina, dei suoi nepoti. Alessandro (1784 - 15-III-1865) e Gianbattista (1787 - l-XI-1858) figli del fratello Fabio, solo il primo ebbe discendenza, peraltro oggi estinta in linea maschile. Infatti dei tré figli, Raffaele, Niccola ed Antonio, il primo ha avuto il suo ultimo rappresentante nel geologo Enrico Fossa-Mancini di Eugenio (n. a Tesi il 7-XII-1884 e m. in Argentina dopo il 1940), il secondo nel notaio Alfredo Fossa (n, a Maiolica nel 1870 ed ivi morto nel 1954), mentre il ramo di Antonio continua tuttora in linea femminile nella famiglia Margutti (che ha aggiunto, preponendolo al proprio, il cognome Fossa) ed in quella Piccioni per i matrimoni contratti dalle figlie Bianca (1875-1927) ed Itala (1885-1941) rispettivamente con Luigi Margutti e con Luigi Piccioni di Cupramontana.
Frontini Can.co d. Pacifico, di Sante e Rosa Mezzanotte, (n. 1773,m.1846). DÌ antica famiglia benestante di origine lombarda, studiò nel seminario di Jesi e di Cingoli. Ordinato sacerdote il 10 agosto 1796, fu canonico penitenziere e vicario capitolare e generale di Jesi. Noto e lodato per semplicità di vita sacerdotale, per dottrina ed affabilità di maniere, fu anche membro della Società di agricoltura jesina.
Frontini Antonio, fratello del precedente (n. 6-IV-1776, m. 1845). Sposato a Maria Buccolini di Belvedere. Per merito soprattutto dell'altro fratello d. Camillo (31-V-1763 - 1821), teologo e vicario capitolare, che con l'acquisto di parecchi terreni aveva vieppiù migliorato lo stato della di lui famiglia, ottenne, con l'iscrizione alla nobiltà jesina conseguita il 24-VII-1797, anche il cambiamento della condizione sociale per sé e per il cugino Bernardino e loro discendenze. Mentre il ramo principale sì è estinto in linea maschile con il dr. Sante Frontini di Antonio (1814-1897), commendatore dell'ordine di S. Gregorio, che ricoprì numerose cariche provinciali e municipali, tra cui quella di Gonfaloniere di Jesi e di consultore di delegazione, e per discendenza femminile con il nepote Costammo Sinibaldi Errighi Frontini (1870-1923), la famiglia continua tuttora con i discendenti di Bernardino, rappresentati da Alessandro (n. 1897) e dalle sue sorelle sposate in Canafoglia ed in De Luca.
Gherardì conte Filippo, di Ludovico e di Olimpia Uffreducci di Fano (sposati il 24-1-1791), nato attorno al 1812 e morto il 26-IV-1872 di a. 63 per improvviso malore a Fabriano. Di famiglia nobile di Ostra Vetere, trasferitasi a Jesi sulla fine del '700 in seguito ad eredità dell'antica famiglia Benigni estimasi nei Gherardi, F, Gh. fu più volte consigliere ed anziano comunale. Ardente spirito liberale, venne nominato nel 1849 comandante del battaglione nazionale di Jesi ed all'indomani dell'ingresso delle truppe piemontesi entrò a far parte della giunta provvisoria. Sposò il 2-X-1827 la marchesa Lorenza Honorati di Ignazio, da cui ebbe Aspasia e Gherardo (1830-1907). Rimasto vedovo, sposò in seconde nozze il 28-X-1854 Anna Paggi. Gherardo Gherardi, sposato a Giulia Ambrogetti (1835-1890) di Domenico e di Campagnoli Teresa di Pacifico, ebbe due figlie, di cui una, Lorenza, andò sposa al sig. Umberto Bandoni (1860-1942), figlio del dottor Antonio che fu notaio e segretario comunale di Jesi per lunghi anni.
Ghislieri comm. Alessandro, di Giuseppe e di Antonia De Cuppis n. 13-II-1733, m. 16-XII-1862), bali dell'Ordirne di Malta, Gonfaloniere per lunghissimi anni di Jesi e primo presidente della Cassa di Risparmio. Figura esemplare di pubblico amministratore e di cittadino per capacità, rettitudine e fierezza di carattere. Apparteneva, con gli altri Ghislieri appresso elencati, ad antichissima ed illustre famiglia bolognese stanziatasi a Jesi sin dal sec. XIV ed ereditaria dei beni e del nome di altra antica famiglia jesina, Amici, estimasi nel sec, XVI in linea maschile. Dai due matrimoni di Antonio Ghislieri (n. 1642) con la contessa Fiordalisa Bonaccorsi nel 1657 e con la contessa Caterina Vallemani nel 1691, nacquero quindici figli tra maschi e femmine. Da Giuseppe, primogenito del primo letto, discendono il predetto Alessandro ed il fratello Flaminio, con la cui figlia Maria Antonietta, sposata senza figli al marchese Benigni in precedenza nominato, si è estinto il ramo principale dei Ghislieri. Da Pio, discendente Marianna (n. 1893), figlia di Alessandro (1859-1902) fratello del precedente, andata sposa al conte Marazzi.
Ghislieri comm. Fra Angelo, di Ghislierantonio e di Marianna Ghislieri n, 10-III-1790. m. il 28-X-1861. Ascritto alle liste elettorali del governo italico, commendatore dell'ordine gerosolimitano, fu dal 1840 patrizio di Roma e consigliere di prima classe di quel Comune. Suo protetto (e si vuole figlio naturale) fu il noto scultore Luigi Amici (1817-1897), a cui si deve, tra l'altro;il monumento a Gregorio XVI in S. Pietro a Roma.
Ghislieri Canco d. Rinaldo, fratello del precedente, n, 6-VII-1795 m. il 19-VIII-18.53, e gemello con Gabriele. Canonico della Cattedrale, fu poeta ed oratore sacro, come ne fanno testimonianza alcune poesie di carattere religioso. Visse appartato nella villa dellaTorre dei Ghislieri in territorio di Cupramontana, ove si spense.
Ghislieri marchesi Raimondo e Piersimone, cugini di primo grado dei precedenti, figli di Cannilo e della marchesa Anna Ricci. II primo, Raimondo (n. 5-X-177.5 e m, 14-XII-1862), fu consigliere ed anziano comunale, e deputato al monte di pietà ed all'ornato pubblico, rivestendo, inoltre, la carica di deputato elettore ai comizi distrettuali. Fu consigliere e vice presidente della Cassa di Risparmio. Il fratello Piersimone, (n. 15-VI-1778 e m. 15-IV-1860), avendo perduto in tenerissima età l'unico figlio Tito natogli dal matrimonio con la marchesa Francesca Nembrini Gonzaga, fece suo erede, con facoltà di assumerne il cognome, il conte Enrico Scalamenti Podestà di Ancona (1822-1880). Dal matrimonio di questi con la contessina Aspasia Gherardi (n. 1829) nacque Tito (n. a Monsano il 1850 e m, a Firenze), che assunse il cognome Ghislieri. L'unica figlia, Silvia, andò sposa al nobile Pandolfi de Rinaldis, di cui continua tuttora la famiglia. Da un altro fratello di Ghislierantonio, Francesco (n. 1-728), nacquero Tommaso (1780-1853) e Pio (1790-1869) che ebbero parte molto attiva negli avvenimenti risorgimentali.
Grassi pievano d. Giuseppe, nato a Filottrano da Esuperanzio il 3-1-1794 morto a Jesi P8-XI-1870. Laureato in teologia. Parroco di Monsano, quindi canonico penitenziario della Cattedrale di Jesi. Fu professore per 20 anni di teologia morale e di diritto canonico nel Seminario di Jesi e fu autore di opere di teologia morale per cui si rese noto in Italia e fuori. Fu particolarmente caro al Cardinale Morichini. Dai vescovi di Jesi Tiberj, Ostini, Belli, Corsi e Morichini ebbe varie cariche le quali degnamente sostenne acquistando gran benevolenza e stima. Suo nepote fu Achille Grassi (1831-1867), figlio del fratello dott. Vincenzo, nobile figura di patriota, morto a Mentana. Greppi Gabriele e Giovanni, figli di Giorgio, di nobile famiglia jesina oriunda da Bergamo trasferitasi a Jesi nel sec. XVI, e della N. D. Clarice Fiorenti Martorelli. I primo, n. il 10-VI-1809 e m. il IO-V-1889. vissuto celibe, fu nominato nel 1843 custode provvisorio del Monte di Pietà e, quindi, montista. Fu consigliere della Cassa di Risparmio dal 1868 al 1877. Di ardenti sentimenti liberali ebbe parte notevole onegli avvenimenti del 1849 e del 1859. Il fratello Giovanni (n. 24-VI-1811 - m. il 4-111-1886) fu gentiluomo e maestro di camera del vescovo e convinto papalino, decorato da Pio IX del 'ordine equestre di S. Silvestre. Sposò la contessa Teresa Pomari di Fabriano (1833-1921) avendone famiglia che continua tuttora, rappresentata da Umberto Filippo (n. 1900).
Guglielmi Cesare ed Antonio. Il primo di essi, consigliere della Cassa di Risparmio dal 1853 al 1864, nacque il 22-XI-1808 e morì il 29-VII-1888, mentre il secondo, vice presidente della stessa, visse dal 4-V-1816 al 7-II-1886. Un quarto fratello, qui non menzionato, fu Girolamo (1804-1876), che sposato a Clementina dei Meolici è stato l'unico i continuare, attraverso il fielio Tommaso. La famiglia, rappresentata attualmente da Antonio (n. 1887) e dai figli del fratello Girolamo (1882-1952).
Honorati M.sa Angela Rangoni, di Reggio Emilia (n. 1777-m. 3-II-1856) cavaliere della croce stellata dell'Imperatrice Maria Teresa. Andò sposa al M.se Erasmo Honorati, vedovo della principessa Marianna Bentivoglio d'Aragona dei grandi di Spagna di Venezia che aveva sposato nel 1789. Erasmo Honorati fu ascritto al collegio elettorale del regno italico. Dal matrimonio nacquero Anna e Carolina, di cui si dirà appresso. La famiglia Honorati, in cui la predetta M.sa Rangoni entrò, si era stabilita a Jesi nel principio del sec. XVI con Lorenzo, che fu aggregato alla cittadinanza jesina nel 1619. Si divise nei primordi del sec. XVII in due rami dei quali uno, facente capo ad Adriano tesoriere della Marca, continua tuttora nei discendenti dei marchesi Tifo, Luciano e Claudio, mentre l'altro, con capostipite Bernardino, estintosi in linea maschile nel m,se Enrico, è attualmente rappresentato dalla famiglia TrionfÌ-Honorati. Al ramo di Bernardino appartiene l'omonimo cardinale e vescovo di Senigallia (1724-1807) il cui fratello Antonio, sposato alla m.sa Maria Anna Valvassore, fu padre del sopramenzionato Erasmo e di Gaudenzio (n. a Jesi il 22-II-1765, m. a Roma nel 1830).
Honorati M.sa Anna, (n. 29-XI-1801 m. 6-V-1862) dei predetti Erasmo e Angela Rangoni. Sposò il 24-9-1821 il conte Gaetano Guglielmi Balleani (1791-1830) con cui ebbe Aurelio e Gaetano. Rimasta vedova si risposò con il cognato Niccola (1786-1834) avendone Teda andata sposa nel 1856 al conte Ubaldo Baldeschi di Perugia. Perduto anche il secondo marito, il 19 maggio 1836 la marchesa Anna convolava a nuove e sempre poco fauste nozze con il conte polacco Romano Michalowski, dividendosene dopo un anno. Da questo matrimonio ebbe Edvige (n. 1837) che si fece monaca, assumendo i nomi di Teresa Edvige, nel monastero collegio del Santissimo Sacramento di Pugnano: monacazione salutata dal fratello Aurelio unitamente con la consorte Lucia Spalletti con un sonetto dettato da Francesco Mestica. La marchesa Anna Honorati fu membro della Società di agricoltura jesina.
Honorati march. Luigi Trionfi, di Bonizio, della nobile famiglia anconetana Trionfi, originaria da Costantinopoli, e della marchesa Cleofe Milesi, n. in Ancona il 1801 e m. a Jesi il 23-XII-1861. Sposato il 7-II-1825 con Carolina (1802-1840) di Erasmo Honorati, per la mancata discendenza maschile di questo ultimo, ne aggiunse il cognome. Dal matrimonio nacquero Antonio (1826-1881) ed Addante. Dal primo, sposato alJa m.sa Giuseppina Malvezzi-Campeggi, discendono gli attuali Trionti-Honorari di Pian dei Medico. Da Adelaide (n. 1834) andata sposa al nobile Luigi Ricci di Flaminio, nacque Elisabetta (1859-1914) che si sposava con il m.se Guidobaldo Trionfi (n. 26-VII-1852. m. 4-1-1937) di Agostino, fratello del predetto Luigi, i cui discendenti sono rappresentati attualmente dal marchese Vittorio (1895) e di figli dei defunti suoi fratelli Francesco e Alfonso.
Honorati march. Francesco, di Onorato, del ramo di Adriano, (n. 31-III-1761 - m. 20-L1850). Canonico. Nel 1811-1813 fu delegato prefettizio alle adunanze consiliari.
Honorati march. Onorato, (26-X-1800 - 21-VII-1856) di Ignazio (1760-1842) e della m.sa Margherita Raccamadori Sansoni di Fermo, nepote del precedente. Godé di larghissimo censo in virtù del maggiorascato. Fu maggiore della Guardia Nazionale, consigliere della magistratura locale ed anziano della stessa dal 1833 al 1856. Sposò nel 1828 la principessa Giovanna (o Gianna) di Luciano Bonaparte,n. 22-VII-1807 e morta di parto il 22-IX-1829, ed in seconde nozze, la principessa Federica Simonetti (1844-1881) da cui ebbe Isotta (1834-1854) e Luciano (1844-1923), che fu per lunghi anni sindaco di Jesi.
Honorati march. Luigi, di Ignazio, fratello del precedente n. 16-1-1805 - m. 25-IV-1877). Membro della Società di agricoltura jesina. Nel 1850 fu eletto da Pio IX Commendatore di San Gregorio della classe civile. Erede del sopramenzionato Francesco. Sposò nel 1844 la m.sa Agnese Pianetti (1822-1892) da cui ebbe il m.se Tito (1844-1933), il quale fu per oltre venti anni presidente della Cassa di Risparmio, Honorati march. Niccolo, di Ignazio, fratello del precedenti (n. 23-XI-1807 - m. 9-V-1875). Sposò il 18 novembre 1839 la sig. Rita Lanari di Luigi, da cui ebbe Claudio (1844-1921). Honorati march. Pietro, n. il 22-III-1800 e m. il 6-VI-1877, di Gaudenzio e di Caterina Sinot. Cavaliere di S, Stefano, fu consigliere comunale, commissario di governo, membro della Società di agricoltura jesina. Spesato il 18-VIII-1830 con la m.sa Cristina Colocci di Adriano (1813-1853) ne ebbe Enrico (n. 2/-III-1845, m. 28-I-I903), che si unì in matrimonio con la m.sa Crisrina Colocci di Antonio (1854-1930) senza averne figli, e Virginia sposata al m.se Raffaele Mereghi.
Honorati march. Bernardino, di Gaudenzio, fratello del precedente (n. 26-n-1807,m. 4-XI-1882).Fu membro della Società di agricoltura jesina. Morto celibe.
Lanci Giovanni. Con questo nome conosciamo due nominativi. Un Giovanni Lanci (n. e. 1790 - m. 13-XII-1846), pittore, figlio del più noto Luigi Lanci di Fabriano che esplicò la sua attività pittorica a Jesi. G. L. riuscì bravo miniatore e decoratore di camere. Dalla tradizione sappiamo che miniava a meraviglie scatole da tabacco, pietre di corniola ed immagini di santi. Decorò alcune camere nel secondo piano del Palazzo Balleani, altre in casa Ghislieri ed altre al Palazzo Honorati, poi Carotti ed ora del Comune, ed una piccola galleria nella villa Trionfi-Honorari a Pian del Medico. Sposato a Bianca Marini (1754-1849), non ebbe figli. L'altro, che figura vivente nello stesso periodo, è il nobile Giovanni Lanci di Pietro, di cui, a parte il matrimonio contratto nel 1806 con la contessa Lucia Misturi di Marcantonio, non mi è riuscito di trovare alcuna notizia che ce lo dia attivo a JesÌ. SÌ è propensi, quindi, a ritenere che il sottoscrittore della Cassa di Risparmio possa identificarsi con il pittore.
Magagnìni Priore d. Rambaldo, di Luigi e della contessa Cateterina Grizi (n. 13-III-3807, m. 26-XII-1892). Di nobile famiglia jesina. Dopo essere stato priore e vicario generale della diocesi jesina sotto il cardinale Monchini, ne venne eletto vescovo il 6-V-1872. Dotato di cospicuo censo, nei venti anni di episcopato si rese benemerito della sua diocesi con infinite provvidenze. Sussidiò largamente istituti, provvedendoli o fondandoli di nuovo, edificò, restaurò ed abbellì numerose chiese, calcolandosi che abbia speso di suo in opere di beneficenza e di culto oltre ad un milione di lire del tempo. Tra le tante opere si ricordano il Seminario e l'Orfanotrofio Magagnini, le nuove chiese di Castelplanio e di S. Maria Nuova, l'educandato presso Castelplanio, la nuova facciata della cattedrale ecc.
Magagnini can.co d. Coriolano, di Luigi, fratello del precedente (n. 9-X-1800, m. l-VI-1869). Canonico della Cattedrale. Altri fratelli furono Omero (1801-1864), la cui discendenza continua tuttora, e Darlo, n. il 12-VIII-1804 e m. il 15-XII-1873. Quest'ultimo, in rotta con la famiglia che lo considerò una "pecora nera", si procurò un impiego facendo l'appaltatore dei dazi di consumo. Sposato con Annunziata Campagnoli di Pacifico, ne ebbe quattro figli di due dei quali, Luigi e Domenico, continua tuttora la famiglia. Di accesi sentimenti liberali, prese attiva parte, subendo anche il carcere, a tutti i moti locali del 1831, 1849 e 1859 ed alle guerre risorgimentali, all'ultima delle quali parteciparono anche i figli Vincenzo (n. 1837) e Luigi (1839-1896). Un suo nepote, nato dal figlio Domenico, fu Fing. Giacomo Magagnini (1872-1927), direttore generale dei Telefoni e noto poeta dialettale jesino con il nome di Jacopone da Jesi.
Magnasciutti Luigi di Giacomo di Montecosaro (1788-1868), farmacista. Consigliere comunale. Suo erede fu il nepote Giacomo Magnasciutti di Giuseppe, che sposò 3a contessa Arma Tosi di Angelo. La farmacia Magnasciutti, detta oggi Centrale, è sita in Piazza della Repubblica.
Mainardi dott. Pietro di Antonio (n. 1785 - m. 1857) medico comprimario. Possidente, fu consigliere comunale, deputato al ginnasio comunale e Membro della Società di agricoltura jesina, nonché di varie deputazioni accademiche. Morto a Rimini ove sì era recato a curare il conte Vincenzo Salvoni, fu seppellito per suo desiderio a Jesi. Aveva sposato l'11 novembre 1832 la signora Laura Fabbri ved. del sìg. Angelo Mazzoleni, senza averne figli.
Malaccari Alessandro, di Giovanni Misturi e di Michelina Alessandri Zanno n. ad Ancona il 23-V-1831, m. ad Acquaviva delle Fonti il 3-IH-1891. Erede del nome e delle fortune della famiglia della nonna materna, per volontà dell'ultimo discendente conte Andrea Malaccari, morto il 18 settembre 1841, che lo nominava erede generale con l'ingiunzione di assumerne il cognome Malaccari, sotto pena di decadenza, crebbe educato a forti e liberi sensi sotto la guida del patriota Pietro Orlandi. Iscritto "alla Società Segreta e cospiratore, fu confinato ad Offagna e poi esiliato, recandosi in Inghilterra ove conobbe Mazzini. Si stabilì, quindi, a Parigi da cui tornò dopo 3 anni di esilio nel 1859, appena dichiarata la guerra all'Austria. Arruolatesi nello esercito piemontese, combatte a S. Martino meritandosi una menzione onorevole ed il grado di ufficiale. Al termine della campagna del Volturno si guadagnò la medaglia al valore e la promozione a luogotenente sul campo. Nel 1866 seguì Garibaldi nel Trentino, ottenendo la promozione a capitano. Maggiore e poi colonnello delle guardie nazionali, deputato per Osimo al parlamento, consigliere municipale per moltissimi anni, fu nominato nel 1890 R. Commissario per l'amministrazione della Cappella Palatina di Acquaviva delle Fonti, ove morì. Il Malaccari, che nel 1853 figurava al decimo posto tra i maggiori possidenti nel territorio filottranese con se 21.573,21, aveva in seguito sensibilmente assottigliato il suo patrimonio. La famiglia Misturi Malaccari estimasi di nuovo in linea maschile con Enrico (1899-1941) continua con la figlia di questi Arianna (1928) andata sposa al barone Starabba di Palermo.
Misturi Giovanni, di Francesco e di Caterina Malaccari di Girolamo, n, a Jesi il 4-XII-1802 e m, a Offagna nel 1851, ma tumulato a Jesi. Discendente da famiglia stanziatasi a Jesi nel sec. XVII con un Loreto Mistura dalla Valle S. Martino, distretto di Bergamo, ed iscritto alla nobiltà jesina nel 1659. Ricoprì varie cariche, quali quelle di anziano, consigliere comunale e provinciale e membro di varie deputazioni. Fu il primo cassiere della Cassa di Risparmio di Jesi. Dal matrimonio con Anna Zannoli Alessandri ebbe il sopra menzionato Alessandro Malaccari.
Monastero di S. Anna, dell'ordine delle Benedettine fondato nel sec. XVII, in cui entrarono molte nobili jesine e forestiere. Era situato nel vicolo dell'Asilo. Espulse le monache nel 1863, buona parte del convento divenne proprietà della famiglia Mereghi che nel costruire il proprio palazzo incorporò anche la chiesa che venne nel 1881 dal march.Raffaele Mereghi restituita al culto come cappella privata.
Monastero della SS. Annunciata, situato nel luogo oggi occupato dall'Istituto Tecnico e dalle Poste, delle monache francescane, così detto per distinguerlo dall'altro dello stesso ordine, delle Clarisse, che aveva sede nell'edificio divenuto dopo la soppressione napoleonica appannaggio del principe Eugenio di Beauharnais, attualmente di proprietà comunale.
Monastero della SS. Trinità, delle monache Carmelitane seguaci di S. M'aria Maddalena dei Pazzi e di S. Teresa. Dalla primitiva sede nel quartiere Posterma o Portanuova, a causa dell'umidità, le suore si trasferirono nel 1708 nel nuovo convento presso Porta romana, in seguito detto di S. Martino, ove stettero fino al 1880, dopo una prima espulsione dal 1810 'al 1822. La chiesa fu atterrata per fabbricarvi un palazzo rimasto incompiuto e trasformato nel primo dopo guerra a Scuola industriale.
Mosconi conte d. Alessandro e fratelli. Di nobile famiglia originaria d Bergamo, di cui un ramo si trasferì a Jesi nella metà del sec. VII, Alessandro nacque da Ludovico e da Margherita Mastai Ferretti, zia di Pio IX, il 10-VIIL1801 e morì il 3-VIII-1866. Fu canonico della cattedrale di Jesi. I suoi fratelli furono; Bernardino (1795-1875), Antonio (1794-1869) e Giuseppe (1797-1868). Dal matrimonio di questo ultimo con la marchesa Albina Colocci nacquero Luigi (n, 1837), prelato domestico di SS. Santità, protonotario apostolico e canonico della patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore di Roma ove morì dopo il 1900, ed Anna (1841-1914) che dalle nozze con il nobile Daniele Lunghi di Loreto (m. a Jesi il 5-XI-1872) ebbe Margherita (1870-1948) la quale è da considerarsi l'ultima legittima rappresentante della famiglia Mosconi.
P. Guardiano dei Minori Conventuali. Era P. Francesco Cantarmi. Tenne la carica dal 1836 al 1846. Gli successe p. Bonavcntura Marcelli al secolo Leonardo, nato nel 181.8 dal conte Giacomo Marcelli-Flori e dalla contessa Anna Lucrezia Ferretti di Ancona e morto a Bologna nel 1873. Padre Guardiano del convento di S- FIoriano sino all'aprile 18,58 ne fece affrescare la chiesa dal pittore Luigi Mancini e vi celebrò le esequie della madre morta nel 1.856, di cui scrisse l'elogio funebre. Fu fratello di Marcelle, di accesi sentimenti liberali e primo sindaco di Jesi. I conventuali si erano trasferiti in S. FIoriano sin dalla prima metà del sec. XV rinnovando nel sec. XVIII chiesa e convento. Espulsi una prima volta dal decreto napoleonico, i Conventuali rientrarono nel 1820 per csserne espulsi nuovamente nel 1861.
P. Priore degli Agostiniani. Era Padre Zefferino Ponzetri. Gli Agostiniani stanziatisi nella nostra città in data certamente anteriore al XIII sec. officiarono la chiesa di S. Luca, detta poi di S. Agostino, in origine di forma gotica, ridotta circa il 1830 in classica. Un tempo riccamente ornata di pregevoli sculture e pitture, con cappelle gentilizie, la chiesa fu dissacrata nel 1861 e ridotta a magazzino, mentre per puro spirito anticlericale veniva abbattuto lo svettante campanile.
P. Priore dei Carmelitani. Era Padre Luigi Alberto Giorgi, che tenne la carica dal 1842 al 1845. I Carmelitani stanziatisi nel 1486 presso l'umile chiesa di S. Maria delle Grazie, fabbricarono una chiesa più grande, che tra il 1750 ed il 1759 venne ricostruita di sana pianta, come oggi si vede, su disegno dell'architetto jesino Niccola Majolatesi. I religiosi, espulsi nel 1810 e rimessi nel possesso nel 1820, dopo essere stati nuovamente cacciati nel 1861, vi sono ritornati nel1930.
Petrini Paolo, (n. 14-IX-1788 e m. 9-1-1857), di Francesco, originario dì GubbÌo, e di Anna Mancinelli. Paolo Petrini raggiunse una notevole agiatezza con il commercio: aveva, infatti, tré avviati negozi, di cui uno di cancelleria e gli altri di drogheria, di rosoli, di confetture e cioccolate. Fu vice console d'Austria e Toscana; coppiere di onore del cardinale Cesarei Leoni, vescovo di Jesi; e membro della Società di agricoltura jesina e consigliere comunale. " Persona di non scarso ingegno naturale e lumi, ha fatto una nobile comparsa nel mondo sociale ed ha lasciato ai posteri un degno nome di sé per le tante qualità civili e morali che lo rendeano adorno e commendabile ", (così si legge a commento del suo atto di morte nella parrocchia di S. Giovanni Battista di Jesi). Sposato alla signora Isabella Urbani ebbe: Francesco (1827-1861), che prese notevole parte ai locali mori risorgimentali; Antonio, sposato alla contessa Maria Luigia Franciolini (1824-1888)e Ferdinando (1821-1897) padre del mazziniano Torello Petrini.
Pianetti march. Settimio, del cav. Angelo e della contessa Eleonora Bonaccorsi di Macerata (n. 27-V-1792, m. 5-VI-1863). Appartenente a nobile, antica, ricchissima famiglia originaria di Arcevia, stanziatasi a Jesi nel sec. XVII, che vanta molti cospicui personaggi, tra cui il vescovo Giuseppe, creatore della ricca biblioteca oggi annessa alla Comunale, ed il suo nepote Cardolo Maria architetto militare e mecenate di Pergolesi. S. P. fu anziano comunale dal 1828 al 1837, Gonfaloniere ad interini e membro del Governo provvisorio nel 1831. Sottoposto ad interdizione per cattiva amministrazione dei suoi beni antecedentemente al 1831 con minaccia di esecuzione personale, nel 1845 fu riabilitato alla qualifica di consigliere comunale e sostituì il 6 giugno 1849 nella carica di gonfaloniere il march. Giacomo Pipanti che era stato destituito per imposizione del gen.austriaco Wimpffen. Fu consigliere - Segretario della Cassa di Risparmio. Dalle nozze con la m.sa Rodegonda Carradori (1792 - 1859) ebbe Vincenzo (1823-1885) sposato alla m.sa Virginia Azzolino (1837-1874). La famiglia continua tuttora, rappresentata dalla marchesa Metella Franceschi vedova di Piero figlio di Bernardo e dai figli del fratello Guido.
Polidori Clitofonte, n. 6-VII-1811, n. 4-1-1856. Notaio ed Archivista; possidente. Prima di diplomarsi notaio a Macerata nel 1840, svolse la sua attività come aggiunto al Monte di Pietà di cui era montista lo zio Pietro Ricci. Conseguito il titolo, divenne giovane di studio del notaio Venturi, e quindi sostituto, succedendogli, infine, nell'incarico. Avverso al Governo pontificio, figurò tra i sorvegliati della Polizia. Sposò l'8-X-1832 Serafina di Vincenzo Tiffì (1815-1866), da cui ebbe Alessandro (n. 1837), sposato con Cleofe Giardini di Corrado trasferitesi a Torino, ed Augusto (n. 20-VI-1843 - 23-V-1926) che esercitò l'arte del tipografo.
Ricci Benedetto. Uno di tal nome risulta nato dal N. H. cav- Antonio e dalla contessa Eleonora Cresci Antiqui, il 19-1-1820. Non può asserirsi, però, con certezza che esso sia lo stesso della sottoscrizione.
Ricci Flammio, di Vincenzo e della N. D. Teresa Ottaviani Cesarei n. 1784, m. 1857, di antica famiglia jesina; possidente. Sposò nel 1818 la contessa Vittoria Marcelli da cui ebbe tré figli: Teresa (1820-1858); Luigi (1831); Alindo (1833). Fu consigliere comunale ed anziano, e membro della Società di agricoltura. Nel 1848 venne nominato cassiere provvisorio comunale. Si conosce per lo stesso periodo altro Ricci Plaminio (1806-1866) di Francesco e di Veneranda Bonafede di altro ramo della predetta famiglia.
Ricci Felice di Vincenzo, fratello del precedente, n, 3-11-1/86, preposto al bollo e registro; ragioniere capo e consigliere ragioniere della Cassa di Risparmio dal 1847 al 1849.
Ripanti marchese Romano e Giacomo (n. nella villa di Morro d'Alba ril-VIII-1816, m. a Jesi il 15-IV-1879), di Giovanni (1752-1831) e dalla contessa Teresa Sinibaldi di Osimo (1779-1848). Battezzato in casa per pericolo di vita e cresciuto " mingherlino e dilettoso della persona ", G. R. fu dotato di grande energia e di mirabile attività. Del ramo cadetto di un'antichissima famiglia jesina d'origine feudale che aveva conseguito il titolo di marchese da parte di Augusto III di Polonia con Gabriele di Francesco (1671), G. R. ebbe parte preminente nella vita pubblica della sua città dalla prima giovinezza sino alla morte, ricoprendo, tra l'altro, la carica di controllore centrale e di Gonfaloniere al tempo della Repubblica romana del 1849, dopo essere stato per lunghissimi oanni consigliere ed anziano comunale e consigliere provinciale. Fu deputato alle Scuole del ginnasio; segretario della Società agraria provinciale e del Comizio di circondario di cui curò per moltissimi anni gli Annali. Fu autore di varie memorie e proposte che attestano il suo interesse per le cose 'agrarie e la sua non comune cultura ed intelligenza. Fu cassiere della Cassa di Risparmio e presidente della stessa. Sposò nel 1855 Adele Panciatichi da Mendola (1835-1877) da cui ebbe sette figli: Giovanni (1856-1922), Luigi (1861-1951) e Giuseppe (1865-1914), tutti morti senza discendenza; Lucia, suora, Elena sposata, senza figli, all'aw. Augusto Umani; Maria (1872-1962) sposata al N. H. Astorre Baccarini, e Teresa 1858) sposata al barone Galletti, con le quali ultime continua in linea femminile la discendenza di questo ramo della famiglia Pipanti la quale si è estinta del tutto sia nel ramo parallelo discendente da Valeriane Pipanti (1763-1836), sposato a Teresa di Angelo che in quello primogenito.
Ripanti cav. Gio Francesco Raffaello, di Emilio Gozo e di Maria Maddalena PiancttÌ, n. a Jesi 18-VII-1781, m. a Roma, del ramo primogenito. II nonno, l'omonimo Gio.Franc.o Pipanti, fu conte di Malviano e Metrano (feudi in territorio di Montesanvito), cameriere segreto di SS. Gemente XIII, ciambellano del rè di Polonia e Colonnello di S-A.S. il duca di Modena. Il padre, Emilio Gozo, del predetto e della contessa Cannila Zambeccari, patrizia bolognese e dama delia croce stellata, nacque in Jesi il 18-VII-1749 e morì nella sua villa di Malviano il 18-III-1836. Fu fatto pur esso ciambellano del rè Stanislao Augusto di Polonia e, nel 1767, accettato nell'ordine di S. Michele di Baviera, per il quale erano prescritte le prove di otto quarti di nobiltà all'uso di Germania, Emilio Ripanti, che lasciò fama di colto gentiluomo e di geniale letterato, fu socio dell'imperiale Accademia di Rovereto, ricoprì varie cariche pubbliche, tra cui quella di reggente durante la Amministrazione imperiale cesarea alla caduta della repubblica francese, ed in seguito di Podestà. In tale veste istituì nel 1812 il pubblico Ginnasio chiamandovi ad insegnarvi nomi di chiara fama. A lui, inoltre, si deve l'impianto della cartiera nel 1806, passata in seguito ai Mancini. Gode dell'amicizia dello Spontini che nei suoi rari ritorni in patria trovava ospitalità nel suo palazzo in Piazza Federico II. L'unico figlio, Giofrancesco Raffaello, laureato in giurisprudenza, fu consigliere comunale, membro di varie deputazioni e ricoprì numerose cariche pubbliche. Sposatesi nel 1805 con la principessa Lucrezia Rospigliosi, nepote del vescovo di Jesi cardinale OdescalchÌ, ne ebbe Maddalena (n. a Jesi il 24-VIII-1807, m. a Roma nel 1873) andata sposa al conte Saverio Malatesta di Rimini, il cui figlio Francesco aggiunse al proprio il cognome della madre. Con l'ultimo discendente, Giovanni Malatesta Pipanti n. a Roma il 27-VI-1897 ed ivi morto il 15-1-1957, sposato senza figli con Alkistis Kiriacopulos sopravvissutagli sino al 196.5, si è estinto anche in linea femminile il ramo principale dei Pipanti.
Rocchi p. d. Filippo dell'Oratorio. Discendente da antica comitale famiglia jesina, Ìn cui era passata la nobile Casa degli Amatucci di Assisi in seguito ad eredità conseguita nei 1690 dal conte G. B. Rocchi, nacque Filippo, ultimo di sette figli, il 7-X-1773 da Geritiluccio Rocchi (1729-1801), a cui si devono le note genealogie delle famiglie nobili jesine, e dalla marchesa Lucrezia Honorati di Bonifazio. Fu prete filippino. Morì a Spoleto il 13-1-1852. Dal maggiore dei suoi fratelli, Gian Tommaso (1759-1832), e dalla contessa Vittoria Montevecchio di Fano nacque Ludovico (n. a Jesi 1798 - m. a Venezia 1881) che ricoprì, tra l'altro, la carica di cassiere provinciale. Si unì in matrimonio il 12 aprile 1824 con la contessina Virginia Camerata (n. ad Ancona 1801) discendente da antica famiglia originaria di Bergamo, ascritta al patriziato di Ancona e di Jesi e con vaste possidenze in quest'ultima città ove eresse il complesso edilizio in vìa XV settembre, tuttora noto come isolato Camerata. Il nonno di Virginia, Antonio Camerata de' Mazzoleni, conte di Mustioli, nato a Jesi il 28-IX-1740 (testimone di battesimo, per procura, il cardinale Domenico Passionei segretario dei Brevi di Benedetto XIV) da Pacifico e dalla contessa Virginia Passionei, di cui aggiunse in seguito il cognome per estinzione della famiglia, si costituì la sua residenza abituale in Ancona nella villa di Colle Ameno (attuale sede dell'Istituto Canossiano " Stella Maris "), ove morì il 13-IV-1815. Insignito del titolo di commendatore dell'ordine di S. Michele di Baviera, ebbe parte notevole nella vita pubblica di Jesi e di Ancona nella quale ultima ricoprì, tra l'altro, la carica di Podestà conseguendo sotto il regno italico la nomina a senatore. Sposato alla contessa Bianca di Collabo (1749-1822) ne ebbe Pacifico (n. Ìn Ancona il 28-X-1777 e m. a Jesi il 21-X-1820) dal cui matrimonio con la contessa Benedetta Savorgnan di Venezia (1783-1816) vedeva la luce, oltre alla menzionata Virginia, Filippo, nato in Ancona il 13-VIII-1805 e morto a Firenze il 18-IV-1882. Quest'ultimo, come è noto, sposò la principessa Elisa Baciocchi, figlia di S. A. il principe Felice Baciocchi e di Elisa sorella di Napoleone, da cui ebbe Napoleone Carlo Felice nato in Ancona i! 20-IX-1826 (madrina per procura Letizia Bonaparte). Alla precoce morte di questi, suicida a Parigi nel 1853, erede di Filippo, che fu Gonfaloniere di Ancona, consigliere comunale di Jesi e candidato per Ancona alla Costituente romana oltreché comandante della guardia civica nazionale, rimase il figlio della sorella Virginia, Luigi Rocchi Amatucci (n. a Jesi il 24-X-1829 e m. a Roma il 13-1-1906), che aggiunse al proprio il cognome materno. Vissuto celibe, beneficiarono alla sua morte, per disposizione testamentaria, delle sue cospicue sostanze l'amministratore Vittorio Bottini, che aggiunse al suo il cognome Rocchi, ed Enti pubblici e religiosi.
Rosi Ubaldo, di GubbÌo. Amministratore distrettuale di S-A.I. il duca di Leuchtenberg in Fano, Osimo e Jesi. Socio dell'Accademia agraria jesina e direttore del campo sperimentale ad essa appartenente. Collocato a riposo nel 1857 si ritirò nella città natale ove fu eletto membro della Giunta provvisoria di governo e morì nel 1868 all'età di 69 anni. Di sentimenti patriottici, desiderò ardentemente l'indipendenza e la libertà della patria. Fu padre a Ruggero Rosi (n. 1829 - m. 1892) agronomo insigne e per oltre un trentennio preside del locale Istituto Tecnico, a cui dette grande prestigio e impulso.
Roux Cav. de' Damiani, intendente generale di S.A.l. il duca di Leuchtenberg. Non essendomi riuscito di raccogliere dati su Roux de' Damiani, mi limiterò a dare qualche notizia sul duca e sullo appannaggio. Si tratta di Massimiliano, figlio di Eugenio di Beauharnats (figlio adottivo di Napoleone I) e di Amalia duchessa di Baviera. Il Duca, marito della granduchessa Maria primogenita dello Czar di Russia, aveva vastissime possidenze nelle Marche, tra cui a JesÌ, costituite per la maggior parte di beni ecclesiastici assegnati nel 1810 in appannaggio al padre, allora viceré d'Italia, e mantenuti alla famiglia dal Congresso di Vienna sotto forma di enfiteusi. Riscattate le varie proprietà dal governo pontificio nell'aprile 1845 per la somma di 3 milioni e 750 mila scudi romani, l'Intendente Roux de DamÌani rappresentò, nelle trattative intercorse, la Real Casa Leuchtenberg, In quell'occasione l'ex convento delle Clarisse a Jesi, tuttora noto con il nome di Appannaggio, diveniva proprietà comunale.
Saltarelli Luigi, dì Giuseppe e di Caterina Cerioni n. l-VII-1-793, m 3-II-1865, notaio. Consigliere comunale e consigliere e segretario della Cassa di Risparmio. Sposò il 18 ottobre 1830 Leonella Primavera (1808-1887) figlia dell'avv. Ubaldo molto noto per la parte avuta nella repubblica francese. Il figlio Giuseppe (n. 25-VII-1831 - 21-XI-1912) anch'egli notaio sposò la m.sa EIeonora Ghislieri di Luigi (n. 1843).
Venturi Giovanni o Ventura, (1777-1854), Notaio ed archivista pubblico. Possidente. Anziano del Comune di Jesi e membro della Società di agricoltura jesina, eseguì l'inventario della biblioteca del conte Guarnieri di Osimo. Sposato il 13-IX-1802 ad Anna Cherubini di Silvestre (1750-1853), non ebbe figli.
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