Della ND Carla Capponi, dell'antica nobile Famiglia dei Capponi di Ascoli Piceno, pubblichiamo volentieri dal suo splendido libro "CUORE DI DONNA", Milano 2000, il Saggiatore Edizioni, con il permesso della Figlia Elena, le notizie sulla Famiglia Capponi di Ascoli Piceno e il racconto di una visita estiva nella residenza di Palazzo Rosso di Potenza Picena a suo Zio Conte Prospero Compagnoni Marefoschi. Rispettivamente alle pgg 16-17 e 41-42. Da notare l'accurata descrizione della residenza Palazzo Rosso, chiamata "castello" (come era in origine all'epoca medioevale) . Purtroppo molti degli arredi descritti non esistono più perché dispersi a causa di un grave furto. La Villa è stata splendidamente restaurata dal Conte Umberto Santori Compagnoni Marefoschi che ne è proprietario essendo diretto discendente dell'antica Famiglia comitale dei Compagnoni Marefoschi.
Carla Capponi ènata a Roma nel 1918 da padre ingegnere minerario e madre insegnante. Alla caduta del fascismo ha aderito al PCI e ha partecipato alla guerra di liberazione. Riconosciuta partigiana combattente con il grado di capitano, ha ricevuto la Medaglia d'oro al valor militare. Ha ricoperto numerosi incarichi nell'Associazione nazionale partigiani. Nel 1972 è stata eletta al Parlamento ed è entrata a far parte della Commissione giustizia della camera. Carla Capponi è tra i fondatori del circolo Giustizia e libertà ed è stata membro del comitato direttivo delle associazioni Italia-Urss, Italia-Cina e Italia-Corea.
Le notizie sulla Famiglia Capponi
Giuseppe Capponi, mio padre, nacque ad Ascoli Piceno nel 1888. La famiglia Capponi aveva avuto ricchezza e fortuna economica sin dalla fìne del Cinquecento, quando era iniziata l'attività delle cartiere da loro impiantate ad Ascoli: operavano dal 1570, anno in cui risulta che ebbero commissione per la fornitura di carta e pergamena dallo stampatore di Venezia Aldo Manuzio. Furono ordinati "Maestri cartai" e divennero anche fornitori, per lo Stato Vaticano, di carte filigranate collegate all'emissione di inarche e valori bollati: carte e bolli portati a Roma sotto scorta armata, fino all'Ottocento, dal bisnonno Piero, sposato con la marchesa Fausta Silvestri. Vivevano in un palazzo riccamente addobbato e possedevano altre case e terreni, alcuni dei quali arrivati in dote dalla moglie. L'attività delle cartiere dei Capponi entrò in crisi, giungendo quasi sull'orlo del fallimento fin dal 1870, quando i garibaldini entrarono in Roma: rotto il dominio della Chiesa, il nuovo Stato unitario mise in forse tutta una serie di attività collegate con lo Stato pontifìcio, decentrate nelle varie province. Le cartiere restarono senza commesse e andarono in perdita. Iniziò cosi la crisi economica che in pochi anni portò alla liquidazione di quasi tutto il patrimonio immobiliare. Il palazzo con i bellissimi arredi andò all'asta, e così pure le cartiere. La famiglia si trasferì in un palazzetto ancora di proprietà, dal quale dovettero sloggiare nel 1910 quando si trasferirono a Cupra Marittima, dove mio nonno Augusto morì nel 1913. Di tutto quel patrimonio di terreni, di palazzi e delle cartiere non restò nulla ai cinque giovani figli, e solo pochi arredi, mobili, quadri, una piccola parte dell'immensa biblioteca di volumi preziosi, compresi alcuni esemplari rari della biblioteca Aldina, furono sottratti alla rovina. Grazie a quel prezioso patrimonio salvato dalle aste fallimentari fu possibile superare gli anni tragici della Prima guerra mondiale e i vent'anni della dittatura fascista, quando lo zio Giulio fu allontanato dall'insegnamento nell'esercito, per antifascismo, e la famiglia costretta a vivere in grandi ristrettezze. Mio padre sì era iscritto alla facoltà di Ingegneria di Roma nel 1908; la zia Fausta, già diplomata maestra, si era iscritta al Magistero, sempre a Roma, e insegnava in una scuola elementare per mantenersi agli studi e aiutare i fratelli; più tardi li raggiunse il fratello Piero per frequentare la facoltà di Economia e commercio. I tre giovani vivevano in una camera in subaffitto, presso una famiglia di amici, ma ignoro come si fossero organizzati e quale vita conducessero. Le lettere che certamente scrivevano alla famiglia furono tutte distrutte, per un eccesso di pudore, dalle nostre zie che erano molto attente a ciò che richiedeva la società dell'epoca: nascondere l'indigenza agli occhi del prossimo. Su quel periodo difficile e pieno di mortificazioni scese per sempre l'oblio. C'era il desiderio di buttare dietro le spalle il passato, non vivere di rimpianti e affrontare con coraggio il presente battendosi per migliorarlo. Mia madre era nata a Petriolo, in provincia di Macerata, da Enrico Tamburri e Albina lupini, ed era secondogenita di un'altra sorella, Carola. La chiamarono Maria, Giuseppa, Carolina, Flora, Zenaide, per accontentare tutte le zie paterne e materne. Era bella, pesava cinque chili; "come un maschio" diceva la zia Zenaide. …
Una visita estiva allo zio Prospero Compagnoni Marefoschi a "Palazzo Rosso"
Il mare è il mio elemento e ho cominciato a sguazzarvi a sette mesi. Una bella foto riproduce mia madre con un accappatoio bianco, i capelli avvolti in un turbante di lino e io tra le sue braccia, appena uscita dall'acqua, fasciata in una spugna bianca. Di quella foto non so nulla, ne dove sia stata scattata ne di quale spiaggia si tratti, ma suppongo sia Porto Potenza Picena, perché uno zio di mio padre vi possedeva uno dei più bei castelli delle Marche, circondato da un parco immenso e da un bosco di pini intorno alla collina che degradava sino alla pianura. Lo zio di mio padre, che noi stesse chiamavamo zio, era Prospero Compagnoni Marefoschi, e ho un ricordo vivissimo di lui che conobbi quando avevo già sette anni: un uomo bellissimo, magro, alto, occhi azzurri e barbetta biondo-bianca, viso intelligente e dolcissimo. Con noi bambine si mostrava attento, affettuoso e pieno di premure. L'inteno del castello era arredato con mobili originali d'epoca e collezioni di oggetti bellissimi e rari, pezzi di scavo, fossili di animali preistorici e porcellane preziose. Tutta la raccolta era anche il frutto di lunghi viaggi in Oriente, in Africa, in India, ed era conservata in una serie di vetrine settecentesche che tappezzavano le pareti di un lungo corridoio amplissimo che immetteva in una serie di sale di rappresentanza riccamente arredate, abbellite di quadri rari e di arazzi antichissimi. Il ricordo favoloso di una camera da letto con baldacchino, ricca di arredi preziosi, di armadi pieni di abiti settecenteschi, di cassapanche colme di biancherie ricamate ci impressionò al punto da rimanere fissato nella nostra memoria, persino nei sogni.
Durante il periodo estivo la Famiglia si trasferiva a Grottammare "la nostra spiaggia preferita" pag. 42 NDR
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